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Quante persone hanno o hanno avuto timore del termine “freelance”? Probabilmente tante. Questo perché delle volte ci si lascia influenzare da pregiudizi e falsi miti. È giusto invece far chiarezza su questa professione in cui si cela un mondo di sacrifici, ma anche di tante soddisfazioni.

Cosa vuol dire essere un “freelance”

Il freelance (dal termine anglofono “free lance”, ovvero “lancia libera” e dunque “privo di vincoli”) non è altro che un lavoratore indipendente che offre le sue prestazioni a enti, organizzazioni e soggetti privati in base a un contratto oppure per un singolo progetto. Qualsiasi azienda di qualsiasi dimensione può far ricorso alle competenze di un freelance il quale sarà garanzia di un lavoro più rapido e personalizzato.

Come diventare freelance in Italia? Cosa serve?

Una volta scelta la forma più adatta della propria attività da freelance (libero professionista con albo di appartenenza o libero professionista senz’albo), il passo successivo è aprire la Partita IVA. La procedura in sé è molto semplice e a costo zero se si effettua autonomamente e può essere svolta sia online che nelle sedi dell’Agenzia delle Entrate. Diversamente, si può decidere di affidare la pratica a un professionista che potrà richiedere una parcella. Per la gestione della propria Partita IVA sarà fondamentale la scelta di un commercialista adeguato, che svolgerà mansioni di consulenza, di istruzione/formazione e ci aiuterà a riepilogare tutti gli adempimenti fiscali per poter aggiornare la contabilità. Iniziata l’attività da freelance, è di vitale importanza creare/disporre degli strumenti e curare degli aspetti che ci permettano di gestire i clienti attivi. Costituire un portfolio di progetti che abbiamo seguito (o che stiamo seguendo), sviluppare un personal branding, avere una vetrina dove sfoggiare le nostre competenze, contribuiranno a farci una buona pubblicità e a incrementare le probabilità di ottenere un nuovo progetto. Ad ogni modo, il numero perfetto di clienti attivi non esiste: è tutto proporzionale a quanto vogliamo guadagnare e quanto tempo vogliamo dedicare al nostro lavoro.

Differenze tra lavoro dipendente ed essere freelance

Il lavoro dipendente o subordinato e quello a Partita IVA sono molto differenti fra loro. Il primo garantisce delle sicurezze e delle tutele economiche di cui un freelance non può godere fra cui la malattia, il TFR, la disoccupazione, la tredicesima e quattordicesima per citarne qualcuna. D’altro canto, lo stipendio percepito potrà non equivalere alla qualità della performance lavorativa. Chi decide di aprire una Partita IVA sa che dovrà tener conto di questi imprevisti, ma al contempo potrà raggiungere il successo economico grazie a un innato mindset imprenditoriale. Tuttavia, scegliere di essere liberi da vincoli aziendali comporta che trovare clienti e la loro gestione generale diventino parte integrante del lavoro. Bisognerà essere preparati fin da subito a una organizzazione attenta dei progetti che stiamo seguendo senza tralasciare il lato comunicativo con chi li ha commissionati. Infatti, il confronto periodico con il proprio cliente sullo stato del lavoro diminuirà il rischio di feedback negativo post consegna. La libertà di scegliere con chi lavorare è uno dei vantaggi dell’essere freelance, attenzione però che meno lavoro equivale a meno guadagno. Per cui, bisogna essere in grado di trovare il giusto compromesso ed equilibrio.

Quanto guadagna in media un freelance in Italia?

Il guadagno di un freelance dipende da più fattori come ad esempio le competenze, la diversificazione delle entrate, le spese da sostenere, il listino prezzi, la gestione del numero dei clienti ecc. Quando però ci troviamo davanti all’apertura di una Partita IVA, dobbiamo valutare il regime contabile più adeguato da cui dipenderà il guadagno netto.
  • regime forfettario: ideale per liberi professionisti o ditte individuali che non superino il limite di compenso annuo di € 65.000 e di € 20.000 per spese sostenute per personale dipendente o per lavoro accessorio. I vantaggi sono legati a un'aliquota molto conveniente e a semplificazioni contabili e fiscali.
  • regime ordinario: tipico delle società di grandi dimensioni o con fatturato elevato (chi supera € 400.000 per la vendita di servizi e € 700.000 per altri tipi di attività) e con sede fiscale in Italia. Comporta obblighi e costi elevati per la gestione, richiede una contabilità molto dettagliata e dei registri da tenere e da presentare alle autorità. I vantaggi sono legati alla possibilità di scaricare IVA, deduzioni e detrazioni.
  • regime ordinario semplificato: deriva dal regime ordinario e la differenza sta nella semplificazione degli obblighi contabili e nella tassazione a cui si è sottoposti. Possono scegliere questo regime ditte individuali, società di persone, liberi professionisti e lavoratori autonomi che non superino € 700.000 per il commercio (cessione dei beni) e € 400.000 per le società di servizi (prestazione di servizi).
In sede di apertura, sarà necessario consultare il proprio commercialista che valuterà la scelta del regime più consono alla nostra attività.

Quali sono le caratteristiche di un buon freelance

Abbiamo visto i passaggi tecnici e burocratici che caratterizzano la professione del lavoratore indipendente, ma cos’è che lo rende davvero un buon freelance? Lo spirito imprenditoriale è alla base di tutto, ma non solo. L’organizzazione del tempo, del proprio ufficio online, la schematicità, la cura del dettaglio, stare sempre sul pezzo sono ingredienti indispensabili che contribuiscono alla performance. Oltremodo, bisogna essere in grado di rendere sociale un mestiere che di per sé ci estranea dalla collettività. Fare network, e quindi creare rapporti online e frequentare luoghi virtuali e reali, ci aiuteranno ad allargare la nostra rete di contatti. Questo innescherà anche un meccanismo di passaparola con il quale incrementare la probabilità di farci (ri)conoscere e contattare. Noi siamo il nostro miglior investimento. Sfruttare le proprie risorse economiche per l’aggiornamento continuo e la formazione arricchirà il nostro curriculum e la nostra credibilità in un contesto competitivo. Infine, non facciamoci spaventare dalla burocrazia anzi, cerchiamo sempre di approfondire l’argomento. Essere consapevoli di ciò che dobbiamo affrontare, porterà inevitabilmente ad avere prontezza e inventiva sul piano pratico. Il commercialista è colui che dobbiamo sfruttare a tal riguardo.

Meglio lavorare da casa, in uno studio o in coworking?

Partiamo dal presupposto che in questo caso la risposta è del tutto soggettiva. Lavorare da casa non costa nulla in termini di benzina o mezzi pubblici, però ci costringe alla completa solitudine. C’è invece chi sente la necessità di uscire dalla propria casa, quasi per imporsi un inizio e una fine della giornata di lavoro. Avere un ufficio altrove ci può aiutare. Non dimentichiamoci che il freelance, può lavorare in coworking e recuperare il lato sociale della professione. Il coworking, infatti, è un ambiente di lavoro condiviso, uno spazio in cui è possibile svolgere le proprie attività professionali insieme ad altre persone. Talent Garden, il più importante operatore europeo di digital education nonché la più grande community in Europa di innovatori dell’ecosistema tech, propone a imprenditori, startup o aziende già consolidate, spazi di coworking sia in Italia che in Europa progettati sapientemente per offrire un’esperienza unica e una varietà di soluzioni pensate per favorire la creatività e creare nuove opportunità di business.
Articolo aggiornato il: 30 agosto 2023
Talent Garden
Scritto da
Talent Garden, Digital Skills Academy

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